Introduzione
Con l’amico ed antropologo Emanuele Fabiano abbiamo deciso di tradurre e pubblicare questo piccolo racconto di Rafel Barrett perché ci sembra, nella sua semplicità, una dirompente critica al sistema capitalista ed al concetto stesso di proprietà che, come direbbe l’amico Joseph, oltre ad essere un furto per chi non la possiede è in realtà un furto alla libertà dello stesso possessore. Rafel Barrett, praticamente sconosciuto in Italia, nasce a Torrelavega, Cantabria, Spagna, il 7 di Gennaio del 1876 e morirà ad Arcachón, in Francia, il 17 di dicembre del 1910, esattamente l’anno di pubblicazione di questo racconto.
Fu uno scrittore, saggista, giornalista, creò la maggior parte del suo lavoro letterario e politico in Paraguay, è stato un esponente di un vitalismo che anticipa per certe forme l’esistenzialismo, da un punto di vista politico è sicuramente schierato a favore degli ideali anarchici.
Inizialmente il pensiero sociale e politico di Rafael Barrett protende per una sorta di individualismo in cui convergono tratti vitalisti del tipo nietzschiano, ma, con il passare degli anni, approderà a un anarchismo sociale. La svolta in questa evoluzione avviene tra la fine del 1906 e l’inizio del 1907. Da quel momento in poi, la sua preoccupazione per le questioni sociali diverrà sempre più radicale e la sua posizione sempre più critica. Prima di lasciarvi a questo bellissimo racconto, vogliamo donarvi una piccola traduzione di una frase che estrapoliamo dal suo celebre opuscolo intitolato “Il mio anarchismo”:
Me basta el sentido etimológico: “ausencia de gobierno”. Hay que destruir el espíritu de autoridad y el prestigio de las leyes. Eso es todo. Será la obra del libre examen. Los ignorantes se figuran que anarquía es desorden y que sin gobierno la sociedad se convertirá siempre en el caos. No conciben otro orden que el orden exteriormente impuesto por el terror de las armas. El anarquismo, tal como lo entiendo, se reduce al libre examen político. (…) ¿Qué hacer? Educarnos y educar. Todo se resume en el libre examen. ¡Que nuestros niños examinen la ley y la desprecien!
Mi anarquismo
Mi basta il significato etimologico: “assenza di governo”. Lo spirito di autorità ed il prestigio delle leggi devono essere distrutti. Questo è tutto. Sarà l’opera del libero esame. Gli ignoranti pensano che l’anarchia sia disordine e che senza governo la società si trasformi sempre nel caos. Non concepiscono altro ordine se non quello imposto esternamente dal terrore delle armi. L’anarchismo, così come lo intendo, si riduce a libero esame politico. […] Cosa fare? Educarci ed educare. Tutto si riduce al libero esame. Possano i nostri figli esaminare la legge e disprezzarla!
Il mio anarchismo
Rafel Barrett
Galline
Finché non possedetti nient’altro che il mio letto ed i miei libri, fui felice. Adesso possiedo nove galline e un gallo, e la mia anima è perturbata. La proprietà mi ha reso crudele. Ogni volta che compravo una gallina la legavo due giorni a un albero, per imporle il mio domicilio, distruggendo nella sua fragile memoria l’amore per la sua vecchia residenza. Rattoppai la recinzione del mio cortile, con il fine di evitare l’evasione dei miei volatili, e l’invasione delle volpi a quattro e due zampe. Mi isolai, fortificai la frontiera, tracciai una linea diabolica tra me e il mio prossimo. Divisi l’umanità in due categorie; io, padrone delle mie galline, e gli altri che potrebbero sottrarmele. Definii il delitto. Il mio mondo si riempì di presunti ladri, e per la prima volta lanciai all’altro lato della recinzione un’occhiata ostile.
Il mio gallo era troppo giovane. Il gallo del vicino saltò la recinzione e si mise a fare la corte alle mie galline e ad amareggiare l’esistenza del mio gallo. Allontanai a sassate l’intruso, però le galline saltavano la recinzione e deposero a casa del vicino. Reclamai le uova e il mio vicino mi disprezzò. Da allora vidi il suo volto al di sopra della recinzione, il suo sguardo inquisitore e ostile, identico al mio. I polli estranei mi sembrarono criminali.
Li inseguii, e accecato dalla rabbia ne uccisi uno. Il vicino attribuì un’importanza enorme all’attentato. Non volle accettare un indennizzo pecuniario. Ritirò dolorosamente il cadavere del suo pollo, e invece di mangiarselo, lo mostrò ai suoi amici, il che iniziò a far circolare nel paese la leggenda della mia brutalità imperialista. Dovetti rinforzare la recinzione, aumentare la vigilanza, aumentare, in una parola, le mie spese di guerra. Il vicino dispone di un cane pronto a tutto; io penso di procurarmi un revolver. Dov’è la mia vecchia tranquillità? Sono avvelenato dalla diffidenza e dall’odio. Lo spirito del male si è impossessato di me.
Prima ero un uomo. Ora sono un proprietario… (Rafel Barrett, 1910)
Andrea Staid ed Emanuele Fabiano